Da domani sarà triste, da domani.
Ma oggi sarò contento,
a che serve essere tristi, a che serve.
Perché soffia un vento cattivo.
Perché dovrei dolermi, oggi, del domani.
Forse il domani è buono, forse il domani è chiaro.
Forse domani splenderà ancora il sole.
E non vi sarà ragione di tristezza.
Da domani sarà triste, da domani.
Ma oggi, oggi sarò contento,
e ad ogni amaro giorno dirò,
da domani, sarà triste,
Oggi no.
Poesia di un ragazzo trovata in un Ghetto nel 1941
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Nel Bosco di Mauthausen
Mio nonno mi ha raccontato che nel bosco di Mauthausen non cantano più gli uccelli.
“Perché?” Chiedo. Mentre guardo il suo viso imperlato di sudore.
”Perché”, risponde lui, ”nella notte ululati e grida si disperdono nel cielo stellato ed
Mio nonno mi ha raccontato che nel bosco di Mauthausen non cantano più gli uccelli.
“Perché?” Chiedo. Mentre guardo il suo viso imperlato di sudore.
”Perché”, risponde lui, ”nella notte ululati e grida si disperdono nel cielo stellato ed
echeggiano rudi i latrati dei cani che cercano chissà dove e chissà cosa”.
Una lacrima riga il viso ormai stanco di mio nonno, il suo sguardo si perde nel lontano 1944
Una lacrima riga il viso ormai stanco di mio nonno, il suo sguardo si perde nel lontano 1944
quando ancor giovane, a diciotto anni fu preso dalle SS perché colpevole di avere… uno strano cognome.
E lui continuò...”A nulla valse lo sbracciarsi isterico di quella leonessa, della tua Bisnonna.
Loro gli aguzzini, le sbarrarono il passo con i mitra in pugno, e noi ragazzi lì a far promesse che
Loro gli aguzzini, le sbarrarono il passo con i mitra in pugno, e noi ragazzi lì a far promesse che
saremmo tornati presto. E partimmo, alla ricerca di non si sa cosa e non si sa dove.
Giunti nei campi capimmo di sentirci sempre meno sicuri e protetti. I miei compagni cominciarono
Giunti nei campi capimmo di sentirci sempre meno sicuri e protetti. I miei compagni cominciarono
a dare i primi segni di squilibrio dopo un po’ di tempo, io cercai di tener duro.
Marciavamo e guardavamo riflessi negli occhi dell’altro le nostre facce scarne”.
Marciavamo e guardavamo riflessi negli occhi dell’altro le nostre facce scarne”.
Ogni tanto mio nonno prende fiato come se gli mancasse l’aria. “Vedi Simone non era i
l lavoro duro che era insopportabile ma l’Umiliazione e il grido dell’anima che ognuno di noi voleva
esternare e non poteva. Nel bosco di Mauthausen c’era odore di morte, la notte si sentiva il lamento
di migliaia di deportati e la terra ribolliva del sangue di quelli che non c’erano più”.
Poi mio Nonno si interruppe di colpo prese la mia testa tra le sue mani e mi sussurrò all’orecchio con
Poi mio Nonno si interruppe di colpo prese la mia testa tra le sue mani e mi sussurrò all’orecchio con
un nodo alla gola…”Io C’ero”. Mio nonno è morto a sessant’anni e una cosa non dimenticherò
mai di quello che mi ha detto:“nel bosco di mauthausen non cantano piu’ gli uccelli”
Simone D.
3° A Istituto tecnico
Simone D.
3° A Istituto tecnico
Vedo che siamo in tanti a commemorare questa triste giornata... l'importante e davvero è non dimenticare!
RispondiEliminaGrazie!
Un abbraccio
Sara
Si cara nipote diciamolo forte è passato quel terribile momento godiamo di esserci ancora...
RispondiEliminaBello quello che hai scritto senti una morsa nel cuore pensando a quante vittime a costato la pazzia di un regime.
Buona serata cara nipote.
Zio Tomaso
Una preghiera per non dimenticare!
RispondiEliminaBaciii
Cri&Anna
E' importantissimo mantenere viva la memoria di ciò che è stato, specialmente fra le giovani generazioni, perché conoscano, non dimentichino e facciano sì che simili orrori non abbiano mai più a ripetersi.
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