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lunedì 22 agosto 2011

L'Accademia del Silenzio

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IMPARARE a tacere, proprio come si impara a parlare una lingua diversa dalla propria o a suonare uno strumento. Per farlo, l’Accademia del Silenzio di Anghiari organizza una summer school, tre giorni (dal 25 al 27 agosto) di seminari e incontri dove tra passeggiate e citazioni, meditazioni e dialoghi senza parole ciascuno prenderà contatto con la parte meno rumorosa di sé e del prossimo. La riscoperta di una comunicazione senza parole, del resto, viaggia lungo molti e diversi sentieri. Chi ha fatto una scelta di vita spirituale, d’altronde, lo sa da sempre: «Ho posto un freno sulla mia bocca», diceva Sant’Agostino, e i monaci benedettini vi hanno basato la propria regola e trasformato il silenzio non solo in uno stile di vita ma soprattutto in preghiera. Nella scuola di Anghiari ci si può esercitare a comprendere quello che gli altri hanno nella mente ma anche a trovare la quiete restando zitti e fermi, la base primaria e più importante di ogni forma di meditazione. Per credenti, certo. Ma soprattutto per laici.



Un’esigenza così attuale da riflettersi nella letteratura. Viola Di Grado, scrittrice esordiente che col suo “Settanta acrilico, trenta lana” ha vinto il Campiello, ha scelto lo sciopero delle parole (anzi, l’anoressia verbale) come forma catartica attraverso la quale una madre e una figlia, Camelia, riescono a comunicare attraverso il proprio dolore. Aldo Nove ha dedicato a due dei suoi idoli, Raymond Carver e il pittore Edward Hopper, il racconto di un dialogo immaginario e l’ha intitolato “Si parla troppo di silenzio”. Ma ciò nonostante, è davvero il caso di andare a scuola, studiare, ciò che qualsiasi essere umano dovrebbe essere in grado di fare da solo, alternando azioni e pause? Forse sì, se è vero che un adulto che vive in città “ascolta” davvero soltanto i suoni superiori ai 50/60 decibel, quando addirittura non sceglie di costruire tout court la propria colonna sonora al riparo di cuffie e auricolari. 


Rieducare le orecchie ad ascoltare suoni più bassi e fruscii è difficile, svuotare la mente forse anche di più, e per farlo si può cominciare dalle piccole cose. Come passeggiare tra i boschi o scrivere, non al computer ma su un foglio di carta, come San Francesco prima che i taccuini da viaggio fossero inventati. Anche atti del tutto materiali, dall’amare al mangiare, possono avere bisogno di silenzio per diventare migliori. «Decidere quali e quante parole usare, quando e con quale intonazione è tutt’altro che un atto passivo – dice Duccio Demetrio, docente di filosofia dell’educazione, tra i fondatori della scuola di Anghiari con Nicoletta Polla-Mattiot – Rallentare e allentare significa cambiare ritmo, inserire dei momenti di ozio creativo e di riposo acustico e mentale nelle nostre vite concitate». Meglio farlo ora, in piena estate, quando ancora l’apnea da agenda e da telefono non si è impadronita delle nostre giornate. 

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Per saperne di più:

Il progetto

www.lua.it/accademiasilenzio/info/


Adesioni

www.lua.it/accademiasilenzio/adesioni/

Luoghi Silenziosi

www.lua.it/accademiasilenzio/i-luoghi-...


2 commenti:

  1. ...................... (Ho imparato a tacere ed ascoltare le grida degli uccelli sul tuo blog).
    Il post mi piace molto. Buona serata.

    RispondiElimina
  2. .....ed io so ascoltare (gli amici)anche solo leggendo i loro commenti :) .....se ascolti con attenzione si sentono anche i grilli :)...grazie della visita.

    RispondiElimina

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