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lunedì 19 settembre 2011

Le statue parlanti


Le cosiddette "statue parlanti" sono l'arma con la quale Roma si è sempre opposta all'arroganza e alla corruzione delle classi dominanti con grande senso dell'umorismo.
Fin dagli inizi del XVI secolo, aveva iniziato a diffondersi una sorta di ribellione al potere, con affissioni notturne di epigrammi in latino o italiano presso un numero di statue che sorgevano in luoghi ben frequentati della città, così che la mattina seguente chiunque potesse leggerli, prima che fossero rimossi dalle guardie.
E gli autori, ovviamente, rimanevano ignoti.
I cartelli a volte avevano poesie, a volte dei dialoghi umoristici: da questa usanza sorse una produzione letteraria satirica che denunciava immoralità e soprusi da parte dei potenti; nella maggior parte dei casi bersaglio della satira erano il papa o esponenti della nobiltà a lui legati.
Non di rado poi i committenti delle satire erano prelati e nobili che volevano diffamare coloro che detenevano il potere per subentrare ad essi.
Il popolo cominciò ad assegnare dei soprannomi a queste statue, delle quali la più famosa era "Pasquino" e da questa statua derivò l’usanza di chiamare “pasquinate” le satire.
La produzione delle “pasquinate”, scritte dall’ottocento anche in dialetto, è durata ininterrottamente fino alla caduta del potere temporale dei papi; in forme blande e saltuarie è proseguita fino ai giorni nostri: molte statue parlanti sembrano aver perduto la parola, ma rimangono comunque saldamente al loro posto.
La più conosciuta
Dal 1501 "Pasquino" si trova alle spalle della grande piazza Navona, in un piccolo slargo che dalla statua prende il nome di piazza Pasquino.
Si tratta di un torso di figura maschile, probabilmente risalente al III secolo a.C. È così male conservato che dire con certezza chi rappresenti è impossibile, forse un re o un eroe dell'antica Grecia.
Questa tradizione durò fino allo scorso secolo, e le burle contenute nei cartelli presero il nome di "pasquinate".
Un'altra statua conosciuta è "Marforio", una lunga figura barbuta distesa su un fianco, che decora il cortile di Palazzo Nuovo, un'ala dei Musei Capitolini. Forse rappresenta un'allegoria di un fiume , probabilmente il Tevere, o forse è Nettuno, il dio dei mari.
Il suo luogo originario di provenienza è il Foro Romano, da dove venne spostato nel tardo XVI secolo.
Marforio era considerato la "spalla" di Pasquino, poiché in alcune delle satire le due statue dialogavano fra di loro: una faceva domande riguardo ai problemi sociali o alla politica, e l'altra dava risposte argute.
Il "Facchino" o "Botticella" è una delle statue parlanti di Roma, insieme a quella dell'Abate Luigi di piazza Vidoni. La statua rappresenta un simbolo della Roma di un tempo e si trova in via Lata, uno stretto vicolo fra via del Corso e piazza del Collegio Romano
Si racconta, ad esempio, di una antica iscrizione andata perduta che identifica il Facchino con un tale Abondio Rizzo, "uomo di fatica", famoso per le sue proverbiali bevute nelle osterie della zona. C'è poi un'altra versione. Il Facchino sarebbe un'acquaiolo nel tradizionale costume cinquecentesco dell'Università degli acquaioli.
Un altro protagonista del “congresso degli arguti” è il Babuino, situata a ridosso della facciata della Chiesa di Sant’Anastasio dei Greci in Via del Babuino. È un’antica statua di sileno adagiata su una vasca di marmo, entrambi di epoca romana. Data la bruttezza della statua, dovuta al ghigno del sileno, il popolo romano la chiamò il Babuino e tale epiteto divenne talmente celebre che determinò il mutamento del toponimo della strada da Via Paolina in Via del Babuino.
Tra le statue parlanti minori troviamo Madama Lucrezia, una giunonica figura, proveniente da un tempio dedicato a Iside, raffigurante forse una sacerdotessa di questo culto o forse la stessa Iside. Situata in un angolo di Piazza San Marco adiacente Piazza Venezia. Il nome gli deriva da una nobile dama, che visse nel XV secolo, molto conosciuta al suo tempo.


Le statue parlanti,quelle che un tempo erano portavoce del popolo

romano,oggi hanno perso la parola e ridotte al silenzio
osservano mute lo scorrere del tempo; avvolte
nel loro fascino leggendario, sono la memoria
di antiche vicende che hanno
arricchito la storia di Roma.





1 commento:

  1. Ciao Pixia, bellissimo post. Ho vissuto un anno a Roma (vi ho fatto la terza elementare), ma di tutte queste statue, l'unica che conosco è quelle del Pasquino.
    Penso che se si riprendesse l'abitudine nei confronti dei nostri politici, la città sarebbe presto inondata di "pasquinate" che potremmo ribattezzare "berlusconate". Buonanotte.

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